C’è una speranza di sopravvivenza per i due cuccioli di Amarena , avvistati venerdì sera nei pressi di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila), poco lontano dal luogo in cui l’orsa simbolo dell’Abruzzo è stata uccisa con una fucilata. A raccontarlo al Corriere della Sera è Michela Mastrella, capoguardia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. «I piccoli hanno ripetuto il tragitto fatto con la mamma. Ora si trovano in un luogo inadatto alla sopravvivenza, esposti al pericolo di diventare preda di lupi o cani selvatici , e anche al passaggio delle automobili», spiega. Lo scopo della cattura (un secondo tentativo è stato fatto sabato sera, aiutati anche dalle segnalazioni ricevute dal 112, ndr ) — aggiunge — «è quello di prenderli per poi rilasciarli in un’area protetta all’interno del Parco, nella quale siano già presenti femmine adulte con cuccioli avuti entro l’anno». Quello che viene seguito è un protocollo internazionale già utilizzato in due situazioni analoghe, anche se meno complesse: «Tre anni fa — ricorda Mastrella — è stato sperimentato con un cucciolo, il giorno di Ferragosto e, attraverso l’analisi delle tracce ematiche raccolte sul terreno, abbiamo appurato che è rimasto in vita e ha potuto continuare la sua esistenza in libertà. A maggio scorso abbiamo ripetuto l’operazione con una femmina che pesava meno di tre chilogrammi».
In quelle che sono ore decisive per i due cuccioli — di 5/6 mesi, non autonomi nel procurarsi il cibo e ancora allattati dalla madre — il direttore del Parco d’Abruzzo Luciano Sammarone ha rivolto un appello a «quanti si sono mossi per segnalare la presenza dei plantigradi», invitando «a non cercarli o inseguirli». Per un orso la sopravvivenza al primo anno di vita dipende interamente dalla protezione e dagli insegnamenti della madre, che lasciano a circa 15 mesi, e ora «i piccoli non devono sentirsi braccati. Il rischio concreto è che si separino, andando incontro a un futuro ancora più incerto». I guardiaparchi «non hanno mai smesso di cercarli e sono certi che finché rimarranno uniti riusciranno ad “aiutarsi a vicenda”. Abbiate rispetto per questi animali e non iniziate a fare richieste di tumulazioni come accaduto con Juan Carrito, suo figlio» (investito e ucciso a Castel di Sangro, in Abruzzo, il 23 gennaio scorso). Mentre un drone continua a perlustrare la zona, sono state posizionate reti e gabbie nei punti sensibili. La ricerca «non è nemmeno semplice — ha aggiunto Luigi Strianese, comandante della compagnia dei carabinieri di Avezzano, «perché i cuccioli escono preferibilmente nelle ore serali o notturne, quando c’è minore visibilità», mentre di giorno si nascondono, spaventati dai rumori.
Intanto, il sindaco di San Benedetto dei Marsi, Antonio Cerasani, ha emesso un’ordinanza con effetto immediato che vieta di avvicinarsi agli esemplari di orso bruno marsicano per avvistarli e fotografarli, oltre che alimentarli; e di avvicinarsi alle squadre specializzate impegnate nella ricerca. Sul fronte delle indagini, Amarena è stata sottoposta ieri all’Istituto Zooprofilattico di Avezzano a una necroscopia, per capire la dinamica di quanto successo. Il governatore Marsilio ha condannato le minacce e le intimidazioni subite dall’autore dell’uccisione, dopo avere confermato la volontà della Regione di costituirsi parte civile in un futuro processo: «A un atto incivile – ha spiegato – non si risponde con la barbarie».
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