Il lupo è forse l’animale che da più tempo si confronta con la nostra specie. Antenato dei cani domestici, ha da sempre rappresentato l’altra faccia della medaglia del “miglior amico dell’uomo”: il competitore per la selvaggina e il predatore del bestiame domestico. Un animale che rappresenta il conflitto con le attività umane, ma anche la fierezza, suscitando in noi ammirazione e fascino.
Il suo mantello varia a seconda dell’età e delle stagioni. Il tono dominante è bruno-fulvo con delle sfumature più chiare sulla parte mediana della testa, sulle orecchie e sulle zampe, che presentano anche un’evidente striscia scura. Il lupo vive in branchi le cui dimensioni variano in base alla disponibilità di cibo e alle condizioni ecologiche. In Italia, i branchi sono costituiti in media da 2 a 7 individui. Il branco è un’unità familiare che caccia, alleva la prole e difende il territorio. All’interno di questo esiste una gerarchia sociale ben definita, al vertice della quale ci sono un maschio e una femmina dominanti (individui “alfa”) che sono gli unici animali a riprodursi, mentre gli altri individui collaborano attivamente alla crescita dei cuccioli e alla caccia. Le sue prede sono per lo più mammiferi come cinghiali, caprioli, cervi, o anche animali di taglia più piccola, come lepri, conigli e talpe. Diffidente e intelligente, tende a evitare il contatto con l’uomo, anche a seguito della spietata persecuzione a cui è stato sottoposto. L’ultima stima ci dice che la popolazione alpina del lupo può essere stimata in circa 950 esemplari, mentre la popolazione appenninica in almeno 2.400 animali. È in corso un nuovo censimento, a cui partecipa anche il WWF, per arrivare a una stima attuale e più precisa, quanto mai utile in considerazione della dinamica di espansione numerica e dell’areale che il lupo sta per fortuna vivendo.
Oggi il lupo è presente nel nostro Paese dalla Calabria alle Alpi, anche in zone fino a qualche decennio fa ritenute assolutamente non idonee per la specie. Dopo la situazione critica all’inizio degli anni ’70, oggi è in forte ripresa grazie alla maggiore disponibilità di prede selvatiche, all’abbandono delle aree marginali da parte dell’uomo e alla sua maggiore protezione a livello legale. La vista e l’udito sono molto sviluppati. Il fenomenale olfatto gli permette di sentire la presenza di prede o di pericoli, come la presenza dell’uomo, anche a grandi distanze. Con l’aumento della popolazione e dell’area occupata dai lupi in Italia, ogni tanto si leggono articoli di situazioni descritte come rischiose o addirittura pericolose per l’uomo. Tuttavia, bisogna ricordare che l’ultima aggressione in Italia di un lupo ad un uomo risale al 1825, quando era diffusa la pratica di affidare la custodia delle greggi a bambini di appena 4-5 anni.
Nonostante non rappresenti una minaccia diretta per l’uomo, le predazioni che, in alcune situazioni, avvengono ai danni del bestiame domestico, suscitano reazioni avverse e persecutorie nei confronti del lupo. Ogni anno, si stima che, tra i 200 e i 500 lupi muoiano uccisi da fucilate, veleno e trappole o investiti dalle auto. Anche l’incrocio del lupo con i cani randagi è un elemento di rischio perché fa perdere, da una generazione all’altra, gli adattamenti acquisiti nel corso di migliaia di anni e rischia di creare un animale poco timoroso dell’uomo e con maggiore propensione ad aggredire il bestiame domestico. Se da una parte il lupo ha rapidamente riconquistato le aree da cui era stato scacciato alla fine del secolo scorso, oggi i rischi sono maggiori e più diffusi, anche nelle aree protette. In molti luoghi dove è tornato, le popolazioni hanno perso la memoria culturale del predatore e la prima reazione è troppo spesso avversa.
COSA FA IL WWF
Il lupo è il simbolo delle battaglie per la conservazione del WWF nel nostro Paese sin dal 1972, quando con il Parco Nazionale d’Abruzzo avviammo l’Operazione S. Francesco e, l’allora avveniristico, primo progetto di conservazione del Lupo in Italia.
Da allora ci battiamo per contrastare il bracconaggio, molto aumentato con la diffusione del lupo in molte aree del Paese in cui da decenni si era estinto. Il nostro impegno si rivolge a combattere l’uso del veleno, delle trappole e delle uccisioni con le armi da fuoco, ma anche e soprattutto a promuovere la convivenza tra questo predatore e le attività umane. Ridurre i conflitti e i danni al bestiame è la via per trovare una possibile convivenza. La nostra lunga esperienza ci ha permesso di verificare direttamente che l’utilizzo dei cani da guardiania appositamente addestrati e la corretta gestione del bestiame anche con l’uso dei recinti elettrificati, permette di ridurre in modo significativo i danni e il conflitto. Si può fare! Occorre una diffusa volontà di tutti e la disponibilità a utilizzare i giusti mezzi.
Il progetto “Viva il Lupo” si è classificato al primo posto nella graduatoria del bando del Ministero e intende contribuire all’elaborazione del Piano nazionale per l’Educazione Ambientale, fornendo indicazioni sui principi e metodi delle pedagogie attive in natura per le scuole italiane di ogni ordine e grado.
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