
BOLZANO. Dopo la firma del decreto di abbattimento (di due esemplari) da parte del Presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, è stato abbattuto un (primo) lupo in Alta Val Venosta a quota 2.800 metri . E’ successo nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2025: si tratta di un esemplare maschio di 45 chili.
In seguito a quanto successo, a esprimere il proprio disappunto è stata (anche) l’associazione Io non ho paura del lupo, che in un comunicato ufficiale spiega: “Come associazione, da anni impegnata nella coesistenza tra lupo e attività umane, riteniamo che in questo caso non siano state rispettate le condizioni per procedere con un abbattimento“.
E proseguono: “Le misure di prevenzione adottate nelle zone interessate sono risultate deboli, scarse e insufficienti: numerosi episodi di predazione si sono verificati fuori dai recinti, in assenza di cani di prevenzione, ed evidenziando che la protezione del bestiame non è stata adeguata ed era ampiamente migliorabile. Ricordiamo che le condizioni imposte dalle L.P. n. 11/2018 e L.P. n. 10/2023, in conformità con la Direttiva Habitat, per poter ricorrere alla rimozione di individui di lupo sono chiare: l’intervento deve avvenire per prevenire danni gravi alle attività produttive; i metodi alternativi devono essere risultati inefficaci; la rimozione non deve incidere negativamente sullo stato di conservazione favorevole della popolazione“. L’associazione tiene inoltre a sottolineare che “l’abbattimento non va inteso come uno strumento di prevenzione e non può essere considerato un’alternativa alla protezione del bestiame. Pensare di non mettere in atto adeguate misure difensive perché “tanto poi si abbatterà” significa rinunciare a una gestione responsabile e sostenibile della convivenza“. “Sorprende e preoccupa che Ispra abbia espresso parere favorevole a fronte delle carenze riscontrate nelle iniziative di prevenzione”. Io non ho paura del lupo tiene poi a fare sapere che non è contraria agli abbattimenti, se necessari. “Per noi non sono un tabù: possono essere presi in considerazione in situazioni eccezionali, motivate e documentate, solo dopo aver messo in campo tutte le misure di prevenzione efficaci. In questo caso, invece, si è scelta la via più rapida e irreversibile, senza affrontare le cause reali del conflitto e senza garantire la tutela né degli allevamenti né della specie“. E concludono: “La coesistenza tra pastorizia e fauna selvatica è possibile: richiede conoscenza, impegno e un’applicazione coerente delle misure di prevenzione che ancora in Alto Adige sono profondamente carenti, e non soluzioni drastiche che rischiano di compromettere l’equilibrio degli ecosistemi alpini“.
BUONE VACANZE IN ALTO ADIGE
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