
BOLZANO. Ci sono “gravi e inaccettabili contraddizioni nell’ordinanza della Provincia e nello stesso parere favorevole di Ispra”. A sostenerlo è il Wwf riferendosi alla decisione della provincia di Bolzano di abbattere due esemplari di lupo. Uno di questi è stato abbattuto la notte tra l’11 e il 12 agosto a 2.800 metri di altitudine in Val Venosta.
Si tratta del primo abbattimento legale di un lupo in Italia dopo oltre cinquant’anni. La decisione è arrivata dopo che due lupi nell’area di malga Furgles, tra maggio e luglio, si sono resi protagonisti di 31 attacchi al bestiame.
Per il Wwf Italia, la deroga per l’abbattimento “non rispetta i criteri previsti dalla Direttiva Habitat” e “sono evidenti le criticità e le gravi e inaccettabili contraddizioni nell’ordinanza della Provincia e nello stesso parere favorevole di Ispra. L’ordinanza della Provincia – spiega l’associazione – rivela infatti come l’alpeggio non aveva adottato tutte le misure di prevenzione necessarie per mitigare il rischio di predazioni, già avvenute nella scorsa stagione di alpeggio nel 2024”.
La prevenzione messa in campo, insomma, non è stata sufficiente. Nel documento, inoltre, si menziona la presenza di “cani da conduzione” ma non di cani da guardiania, gli unici efficaci per difendere il bestiame. Inoltre in alcuni dei casi di predazione i capi di bestiame non erano nei recinti durante le ore notturne, di fatto confermando che almeno alcuni degli attacchi sono avvenuti quando non era stata implementata alcuna strategia di prevenzione.
“L’assenza di strategie preventive adeguate – spiega Wwf Italia – va contro uno dei criteri fondamentali per concedere deroghe per l’abbattimento. Per questo motivo, risulta sorprendente il parere favorevole di Ispra, l’ente che dovrebbe garantire il rispetto dei criteri della Direttiva Habitat”.
Questa direttiva prevede la possibilità in alcune situazioni di concedere deroghe per la rimozione di singoli individui di lupo, ma solo nel caso vengano rispettati alcuni criteri di base: l’intervento deve avvenire per prevenire danni gravi alle attività produttive o per un imminente pericolo per l’incolumità pubblica; i metodi alternativi devono essere risultati inefficaci; la rimozione non incide negativamente sullo stato di conservazione favorevole della popolazione.
“Questi elementi alimentano chiari dubbi sulla legittimità di questo provvedimento. Proprio perché certamente non rispetta il secondo degli assunti previsti dalla Direttiva (metodi di prevenzione che siano risultati inefficaci)” continua l’associazione.
Come già spiega dall’esperto Luigi Boitani su il Dolomiti (QUI L’ARTICOLO), il Wwf rimarca “l’inefficacia dell’abbattimento e la disinformazione” inoltre, “l’idea di abbattere due lupi ‘a caso’ non risolve il problema”.
Come evidenziato da alcuni studi sul tema, l’abbattimento di singoli lupi non rappresenta uno strumento efficace sul medio-lungo termine per mitigare il conflitto. Altri lupi prenderanno il loro posto e continueranno a predare il bestiame se
non si attuano corrette strategie di prevenzione, le uniche a garantire un’efficacia duratura.
C’è poi un ultimo punto che viene molto criticato da Wwf Italia e che troviamo nella comunicazione da parte della provincia. In Italia il declassamento dello stato di protezione del lupo, approvato a livello Ue, non è stato ancora recepito. Nel comunicato della Provincia di Bolzano appare evidente anche un’altra grave contraddizione. Si fa chiaro riferimento infatti al declassamento dello stato di protezione del lupo approvato a livello europeo negli scorsi mesi.
Il Wwf sottolinea “l’estrema gravità di tali affermazioni, che creano confusione e che sono inaccettabili da parte di un’amministrazione pubblica. Dunque il lupo in Italia resta ad oggi ancora una specie rigorosamente protetta”.
Per tutto questo il Wwf considera inaccettabile il provvedimento della Provincia di Bolzano che giudica “ancora molto indietro nelle politiche che favoriscano la diffusione di corrette strategie di prevenzione”. “La strada per la coesistenza richiede un costante e serio impegno delle amministrazioni per favorire la conoscenza delle più adeguate strategie per la mitigazione del conflitto. Aumentare gli sforzi in questa direzione è l’unica strada percorribile per raggiungere una coesistenza tra lupo e allevatori” conclude l’associazione.
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