
TRENTO. “Un’azione crudele: nessuna efficacia nel risolvere i danni”, dice Enpa, Lav, Lndc e Wwf. “Predisponiamo il ricorso al Consiglio di Stato per fermare in extremis il provvedimento”. Negli scorsi giorni il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato il decreto per rimettere nel mirino i due lupi della Lessinia con il parere positivo di Ispra. Il documento ha anche resistito ai ricorsi delle associazioni animaliste e ambientaliste: il Tar ha dato ragione a piazza Dante. Le associazioni Enpa, Lav, Lndc Animal Protection e Wwf però non demordono e sono pronte a rivolgersi al Consiglio di Stato.
“Fucilare due lupi a caso perché alcuni bovini sono stati predati a causa di gravi lacune nella loro protezione è una decisione che va contro le evidenze scientifiche, che dimostrano invece come l’unica soluzione efficace sul lungo termine sia migliorare le strategie di prevenzione”, commentano Enpa, Lav, Lndc e Wwf. “Si tratta di un provvedimento figlio di pregiudizi e di una chiara linea politica, attenta a ottenere facili consensi più che a trovare soluzioni efficaci“.
Per le associazioni non ci sono state sufficienti misure di protezione del bestiame. “E’ infatti risaputo che solo l’utilizzo dei sistemi di prevenzione correttamente manutenuti può mitigare il rischio di predazioni, mentre l’uccisione dei lupi non è mai una soluzione. Tanto più in questo caso, nel quale, come affermato dagli stessi forestali trentini, gli animali allevati erano custoditi all’interno di una recinzione non adeguata che ‘risultava in parte carente nella manutenzione, in particolare per la presenza di erba alta in alcuni punti lungo il perimetro e per la non corretta distanza tra i fili elettrificati’ e in assenza di cani da guardiania”.
Negli scorsi mesi Ispra ha analizzato la situazione dei lupi in Italia, anche in previsione del declassamento della specie. Per il Trentino è stimata la possibilità di rimuovere 3-5 lupi all’anno – dopo aver comunque seguito le procedure tra prevenzione, informazione e metodi alternativi di dissuasione. Tecnicamente le morti accidentali non concorrono al raggiungimento della quota totale a differenza di quelle riconducibili al bracconaggio come il caso dei 4 esemplari avvelenati in Valsugana. Il rischio con l’abbattimento di due esemplari nel 2025 è di superare le ipotesi iniziali. A ogni modo il parere di Ispra è stato favorevole all’operazione. Nulla osta anche del Tar di Trento. Restano però gli altri gradi di giudizio. “Inoltre, con l’eventuale uccisione dei due lupi prevista dal decreto della Provincia, che si andrebbe ad aggiungere ai 4 lupi avvelenati rinvenuti in Valsugana negli scorsi mesi, verrebbe superata anche la quota massima annuale di prelievi di 3-5 lupi imposta da Ispra, (L’ISPRA DOVREBBE IMPARARE A FARE I CONTI) potenzialmente compromettendo anche lo stato di conservazione della popolazione trentina di lupo. In tal caso segnaleremo quanto accaduto alla Corte dei conti perché chi ha firmato la condanna a morte dei due lupi paghi di tasca propria il danno procurato alla collettività”, concludono le associazioni Enpa, Lav, Lndc e Wwf.
Ora i legali delle associazioni lavorano per presentare ricorso al Consiglio di Stato con nuovi elementi “per tentare di fermare in extremis l’esecuzione dei due lupi”.
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